Quando il (popolo) bue dà del cornuto all’asino (artista).

Se un utente sceglie accuratamente le fotografie migliori di sé da pubblicare su un social, se scrive di sé solo ciò che lo mette in una bella luce, se costruisce di se stesso un’immagine infiocchettata e vincente, allora nessuno fa obiezioni. Ma se un utente decide di trasporre su un social tutta la sua vita intera – quale essa è, con tutte le sue sfumature, le piccolezze, gli inestetismi, i vicoli ciechi – allora gli altri utenti lo criticano, dicendo che è un egocentrico, uno che passa tutto il suo tempo davanti ad una tastiera. E’ come se costui avesse infranto una regola non scritta del gioco: sui social si costruiscono identità, non si devono replicare così come esse sono nella realtà al di fuori dello schermo. Applicando questo concetto al mondo dei creativi: sui social un artista deve sapersi presentare e promuovere. Ma queste sono competenze dei nostri giorni fatti di centri commerciali e pubblicità, e nulla hanno a che vedere con la ricerca artistica, che è fatta anche, se non soprattutto, di sbagli. Si può “fare arte” e allo stesso tempo fare attenzione a non infrangere le regole del marketing?

(Ringraziando Michela per la riflessione condivisa)

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