Origine del mondo 2.0
Corpo, vagina, webcam,
riproduzione del dipinto
di Gustave Courbet, 1866.
Performance, 2024.
Con Vanessa Depetris.
Rossella Ferrero ph.
La vagina della performer, storicamente al centro del focus voyeuristico verso l’interno intimo, ora restituisce lo sguardo attraverso una webcam puntata sul mondo, e offre alla performer un nuovo punto di cybervista verso l’esterno. Il flusso di dati video raccolto dalla webcam viene inviato al cellulare della performer.
The vagina of the performer, historically at the center of the voyeuristic focus towards the intimate interior, now returns the look through a webcam aimed at the world, and offers the performer a new cyberview point to the outside. The video data stream collected by the webcam is sent to the performer’s mobile phone.
Le vagin de l’interprète, historiquement au centre de la focalisation voyeuriste vers l’intérieur intime, restitue maintenant le regard à travers une webcam tournée sur le monde, offre à l’artiste un nouveau point de vue cybernétique vers l’extérieur. Le flux de données vidéo collecté par la webcam est envoyé au téléphone portable de l’interprète.
#posthuman #postorganic #transhumanism #cyber
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Alcune referenze iconografiche.
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Altri percorsi
corpi.blog
a work, in progress
Il corpo tagliato – Mary Richardson
Il corpo post/organico
Marta De Menezes
Jana Sterbak
Il corpo epidermico – Ariana Page Russell
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Cyberfemminismo e controcultura
Un attacco incendiario alle illusioni umane
di immunità e integrità. 24 giugno 2021.
Collettivo Ippolita Dalla prefazione di Zero, uno.
Donne digitali e tecnocultura di Sadie Plant.
“Il cyberfemminismo ha avuto a che fare più con l’arte che con la tecnica in senso stretto. Le sue esponenti principali sono state teoriche e artiste anche molto diverse le une dalla altre, citiamone solo alcune per dare un’idea dell’estensione disciplinare del movimento: le australiane VNS Matrix «il clitoride è una linea diretta per la matrice», ispirate direttamente dalla Haraway; la francese Orlan che si è dedicata interamente alla bodyart, la scrittrice di romanzi cyberpunk Pat Cadigan; qualcuna annovera tra le prime anche la cantante Diamanda Galas, e noi siamo d’accordo. La cultura hacker da cui veniamo sostiene che è possibile fare hacking con qualsiasi cosa, non necessariamente con le macchine e i codici informatici, il punto è decostruire e ricostruire un oggetto cambiando le regole con cui era stato progettato, cioè fargli fare qualcosa di completamente diverso e inaspettato. In questo senso un esempio straordinario di hacking è proprio il lavoro di Diamanda Galas che usa la sua voce come un sintetizzatore in grado di controllare con precisione le onde sonore.” Prosegui qui la lettura dell’articolo.
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Apparizioni.
Collages con vecchie cartoline pubblicitarie.
Installazione urbana diffusa, 2024.
Collages with old advertising cards.
Diffuse urban installation, 2024.
Collages avec de vieilles cartes postales publicitaires.
Installation urbaine répandue, 2024.
Per tutti gli scatti, clicca qui.
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“Alla duttilità del linguaggio fa riscontro in realtà una violenza: più si parla del corpo e meno esso esiste per se stesso. […] Non si è mai finito di far violenza alla violenza per ritrovare il corpo che si è smarrito nei segni, nella scrittura e nella scienza, nelle istituzioni e nella guerra. Anche il nostro discorso inizia con un atto di violenza: prima di tutto, infatti, si è voluto scoprire, là dove ogni traccia del corpo sembra scomparire sotto un cumulo di segni e di relazioni logico-strutturali, l’impronta della sua vita. Solitaria, collocata alla periferia dei codici simbolici, essa passa inavvertita.” (Louis Marin e José Gil, in “Enciclopedia Einaudi”, 1982)
Workshop di arti performative.
Il corpo nel labirinto,
il labirinto nel corpo.
primo incontro, conoscitivo e gratuito:
lunedì 26 febbraio, alle ore 21.30
@ GreenBox, via s.Anselmo 25, Torino
Il laboratorio è pensato per coloro che fanno del proprio corpo strumento di espressione. È aperto a chi vuole acquisire una maggiore consapevolezza di sé e del proprio stare in relazione allo spazio e agli altri corpi.
I temi del corpo e delle arti performative saranno sviluppati sia nella teoria (con approccio antropologico, culturale, politico) che nella pratica (teatro, reading, performance). Durante il laboratorio interverranno docenti di discipline attinenti alle arti performative, per offrire visioni e strumenti sull’uso dei corpi in merito alla voce, alla presenza scenica, al movimento. Verranno forniti, settimanalmente, testi e video: spunti per approfondire personalmente, in base alle proprie esigenze, le questioni legate al corpo.
Per tutte le info, clicca qui.
Su TorinoGiovani, Comune di Torino
Su Exibart
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artivismi, hacktivismi, artesismi
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Rubrica: sono artisti e non lo sanno. Old but gold, correva l’anno 2019. Se non è un fake, quest’uomo è molto più artista di tanti che conosco. Se è un fake, artista è chi l’ha pensata. In entrambi i casi, un fondo di verità: è un dato (University College of London, 2011) che chi attraversa l’Ikealabirinto sperimenti fenomeni di ego-depletion. Per venirne fuori, invece delle briciole di pane, eventualmente installazioni non autorizzate: Kättelan. Cornici, foto di Maurizio Cattelan, ambienti Ikea. Installazione non autorizzata, 2020. Prosequi qui la lettura…
Rubrica: la vastità dell’arte che ce ne frega. La sottile linea di demarcazione tra un’opera d’arte e un brand ambassadoring ben pagato. Molto sta nel dichiarare, da parte dell’artista, quale delle due, e a quel punto ci si può credere o meno. Certo la storia dell’arte offre molti spunti, breve carrellata di alcuni: il καλὸς καὶ ἀγαθός degli eroi greci e Tersite invece brutto perché traditore o viceversa, i grylloi di Hieronymus Bosch, Piero Manzoni che firma la sua modella trasformandola in Scultura vivente e le “opere d’arte mobili” del chiacchieratissimo ma sicuramente intossicato Andrea Diprè. Eppure, lo skin care anti-age della Abramovic si accorda perfettamente ad una tendenza cutanea del contemporaneo: su Instagram, a dicembre del 2017 i selfie erano circa 300 milioni. Calcolando grossomodo una superficie facciale di 300 centimetri quadri, si tratta di 900 mila chilometri quadrati di pelle esposta. Due volte la superficie dell’Italia. Prosequi qui la lettura…
Rubrica: la vastità dell’arte che ce ne frega. Ah, il sestessismo. Il mantra “sii te stesso” da rivoluzionario a imperativofeticcio, inversione dei poli iniziata con il MikeBongiornoNazionale, la gaffe elevata a dignità di figura retorica (cfr. U.Eco, Fenomenologia di Mike Bongiorno, 1961) mentreinvece Carmelo Bene subodorava l’imboscata dell’ego, ecco perché s-diceva che bisogna contraddirsi, non essere mai se stessi, mettersi sempre in difficoltà. L’imbarazzo come momento di verità. Baricco, uscendo dai Canti Orfici di Bene: “un poeta soffre, esprime il suo dolore in belle parole, io leggo, incontro il suo dolore, lo intreccio al mio… palle: per anime belle. Tu senti Carmelo Bene e il poeta sparisce: sono sponde di un biliardo in cui va la biglia del linguaggio a tracciare traiettorie che disegnano figure sonore: quelle figure sono icone dell’umano. Le poesie non sono telefonate: non si fanno per comunicare.” D’altronde, cosa di più emblematico e frainteso del “Fa ciò che vuoi” di Aleister Crowley. Prosequi qui la lettura…
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Floating.
Sovrapposizioni di fotocopie.
Wincent Raca, 2024.
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‘negato
Neurodivergenti Peripatetici
#confini #corpi #migranti
Vincenzo “Enzo” Bruno ph.
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Retakes.
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Percorsi di lettura
M.Fusillo, Feticci, Mulino
R.Pirsig, Sulla qualità, Adelphi
K.Kerényi, Dioniso, Adelphi
T.Morton, Ecologia oscura, Luiss
F.B.Berardi, Il terzo inconscio, Nottetempo
L.Kern, La città femminista, Treccani
N.K.Hayles, L’impensato, Effequ
C.Capria, Campo di battaglia, Effequ
M.C.Nussbaum, Persona oggetto, ilMargine
C.Paglia, Sexual personae, Luiss
Merleau-Ponty, Ritornare alla percezione, fedOA press
D.Lapoujade, I movimenti aberranti, Mimesis
P.Sloterdijk, Il rimorso di Prometeo, Marsilio
J.Fontcuberta, La furia delle immagini, Einaudi
A.DeBotton, A therapeutic Journey, Penguin
K.Hill, La tua faccia ti appartiene, Orville Press
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Da “Scambiarsi le arti”,
A. Castelli e F. La Cecla,
arte e antropologia,
Bompiani 2022.
“Antropologia e arte sono affetti dalla stessa urgenza, quella di non smettere di avere dubbi, e dall’anelito a capire qualcosa di apparentemente inafferrabile, ma che è la sostanza di cui vogliono occuparsi. Entrambe cercano nella materia vivente del mondo qualcosa che non si esaurisce in un semplice resoconto o in un’interpretazione, ma nel dovere prendere atto della sua potente esistenza. E’ impossibile separare l’osservatore dal campo osservato e ogni lavoro di campo sarà allo stesso tempo riflesso di un oggetto su un soggetto che lo osserva e perturbazione dell’oggetto da parte dell’osservatore. All’artista accadrà qualcosa di simile eppure opposto. La sua soggettività, la libertà totale dell’invenzione verrà interrogata da uno scarto: il mondo là fuori, come alterità umana e naturale, lo costringerà a pratiche attinenti alla ricerca, all’investigazione, al tentativo di accostarsi alla realtà. Gli antropologi vanno e stanno presso le popolazioni che vogliono studiare, attraverso la condivisione del loro presente. Gli artisti mirano a una cosa analoga, ovvero incidere nel presente con le loro opere e azioni. Entrambi hanno una vocazione di fedeltà al ciclo della vita, alla dimensione biografica del comprendere e del fare. Per tutti questo scarto tra soggettività e oggettività giocherà come sfida, crisi, dubbio, salto, feedback e allo stesso tempo come coscienza che comunque lo scarto rimane lì beante, aperto, incolmabile. Il mondo là fuori è da cogliere nella sua oggettività, ma in questo modo l’antropologo scopre il fianco ed è il campo ad afferrarlo e a fargli dubitare di avere davvero uno sguardo dal di fuori. L’artista, apparentemente più abituato a lasciar libera la o le proprie soggettività, si trova ad un certo punto a giocare con qualcosa che lo possiede e lo trasforma da creatore in oggetto di una situazione che lo divora, lo fa suo e suscita la sua voglia di indagare, gli ispira strumenti nuovi di ricerca. Le immagini, ma anche gli oggetti, le situazioni diventano agenti di trasformazione di chi le incontra. Antropologi e artisti sono vittime consapevoli di una estraneazione che li spossessa della loro soggettività per far emergere qualcosa fuori di loro, sia essa la tribù studiata o la tela di un dipinto.”
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