La lettera rubata, a ritroso.
Performance e installazione, 2020.
2020. ——-
2014. ——-
“Per forza. Avevi ragione. Ti spiava e so anche come. Tipo il racconto di Hawthorne sulla lettera rubata. Nascosta sotto gli occhi di tutti.” “Il racconto è di Poe. A scuola non vi insegnano nulla?” lo corregge Holly, smettendo per un attimo di rosicchiarsi le unghie.
– da “Mr.Mercedes” di Stephen King, edizioni Sperling & Kupfer.
2009. ——-
In questo scritto La Lettera rubata ho voluto introdurre alcune considerazioni che Lacan ripercorre nell’analisi, o meglio nella topologia di questa lettera. Secondo Lacan “l’inconscio è strutturato come un linguaggio”, cioè più che “nascondersi”, come spesso si tende a pensare, esso “parla” all’interno di una struttura che è, appunto, discorsiva e quindi caratterizzata da simbolizzazioni e figure retoriche (metafore e metonimie in primis) che appartengono all’ordine del linguaggio. [Dice Lacan] che sarebbe più corretto affermare che noi “siamo parlati”, piuttosto che parlare, in quanto la retorica dell’inconscio è la vera protagonista dei messaggi che consapevolmente mandiamo e riceviamo. Ciò che crediamo di comprendere come significato dei nostri contenuti mentali, in realtà potrebbe definirsi un “sintomo”, nel senso che porta alla luce, in maniera criptata, il messaggio dell’inconscio, di cui possiamo invece solo cogliere i significanti (sogni, lapsus, prossemica, cinesica, ecc.), cioè la forma stessa del linguaggio che parla.
– A.Trabasso.
1999. ——-
Allora il lettore sente venire la letteratura per la via segreta di questo segreto, un segreto insieme mantenuto ed esposto, gelosamente sigillato e aperto come una lettera rubata.
– da “Donner la mort” di Jacques Derrida, edizioni Galilee.
1998. ——-
Lacan si serve del racconto di Edgar Alla Poe per dimostrare il potere del significante. Il vero protagonista del racconto è la lettera, e senza che il contenuto di essa venga mai rivelato, questa regola la danza di tutti i personaggi; l’espressione “essere in possesso della lettera” si rivela allora meravigliosamente ambigua. La lettera sfugge all’investigazione minuziosa della polizia, il cui errore consiste nel prenderla per un oggetto della realtà, un rifiuto secondo il gioco di parole joyciano: a letter / a litter. Nel reale, infatti, niente è nascosto; ciò che è nascosto è dell’ordine del simbolico, come mostra l’esempio del libro perso benché presente nella biblioteca, soltanto perché non è al suo posto in ordine alfabetico, vale a dire simbolico. Tale lettera mette in causa l’ordine simbolico, la legge incarnata dal re; ma, di fatto, essa anche lo costituisce giacché quest’ordine si fonda sull’esclusione di una lettera.
– da Dizionario di Psicoanalisi, Gremese editore.
1997. ——-
All’analisi di un racconto poliziesco, La lettera rubata di Poe, Lacan ha affidato un ruolo inaugurale nella silloge degli Écrits. Che si tratti di una scelta estremamente significativa, è stato riconosciuto anche da chi, come J.Derrida, ne ha preso spunto per riproporre, in una veste filosoficamente raffinata, tutti i sospetti che sin dall’inizio sono stati espressi verso l’analisi psicoanalitica delle opere letterarie. Per quanto assai stimolante, la querelle avviata da Derrida nasce da un misconoscimento nei riguardi della teoria lacaniana dei registri, cioè della distinzione tra Immaginario, Simbolico, Reale: l’obiettivo di Lacan era mostrare lo scivolamento incessante da un registro all’altro da parte dei diversi personaggi, che in tal modo manifestano la signoria della lettera, cioè la supremazia del significante. Se si ammette la possibilità di intendere i registri lacaniani come regimi di senso, cioè famiglie di stili, l’essenzialità del nesso retorica-psicoanalisi riceve un’ulteriore e decisiva conferma.
– G.Bottiroli.
1987. ——-
La lettera rubata è un puro significante che va migrando. Via via che passa da una mano all’altra, e si sposta da un luogo all’altro all’interno di una complessa trama di percezioni soggettive (Poe parla del fatto che il ladro sa che chi ha perduto la lettera sa chi egli è), acquisisce significati differenti.
– da M.Bowie, “Freud, Proust e Lacan, la teoria come finzione”, Dedalo.
1976. ——-
Attenzione, attenzione, a tutti i cittadini, attenzione, l’epidemia continua a mietere vittime tra la popolazione del nostro paese, l’unico modo per combattere l’epidemia è la vaccinazione obbligatoria, tutti i cittadini di tutte le età sono tenuti a presentarsi per la vaccinazione contro l’epidemia presso i centri appositamente istituiti dalla Croce Rossa per la campagna anti epidemica. Chi contravviene incorre nell’articolo…
– da “Todo modo” di Elio Petri, con G.M.Volonté, M.Mastroianni, M.Melato.
“Todo modo è una vera e propria esecuzione verso quella classe politica corrotta, cinica e depravata che per tanti anni ha governato l’Italia e l’unico modo che aveva Petri per non incorrere nella censura immediata è stato quello di rappresentare tutto ciò nel modo più grottesco possibile. Il film si inserisce in un periodo storico caratterizzato da instabilità politica e dal terrorismo nero e rosso, da stragi (come non ricordare quella di Piazza della Loggia, quella dell’Italicus e la successiva strage di Bologna), da scandali come quello Lockheed che aveva fatto temere seriamente un sorpasso del PCI sulla DC, da rapimenti come quello di Mario Sossi fino a quello di Aldo Moro il cui consecutivo omicidio, oltre a mutare completamente la società, rese la pellicola impresentabile, abbandonandola a se stessa per anni, intentando quel processo alla Dc e alla società in generale che, secondo Sciascia, Pasolini non era riuscito a portare a termine perché morto prematuramente.”
– Federico Gaetani su Todo modo” di Elio Petri.
1974. ——-
Mentre la mano e gli occhi vagavano sul foglio, la mia mente vagava sul terreno davanti all’albergo, un semicerchio di un centinaio di metri profondo verso il bosco. Ne vedevo ogni pietra, ogni anfratto, ogni albero: come fossi affacciato alla finestra della mia camera, e di pieno giorno. Ma non voglio dire di più. Finii di disegnare quando mi parve di aver risolto il problema. Molto lavorato, carico e con qualche cincischiatura, il disegno; ma la soluzione del problema netta e quasi ovvia: molto simile a quella della Lettera rubata di Poe.
– da “Todo modo” di Leonardo Sciascia, Einaudi.
Un pittore si trova casualmente a passare per un albergo trasformato in eremo. Decide di restare, incuriosito dagli illustri partecipanti che stanno arrivando per il ritiro spirituale: politici, uomini d’affari, alti prelati. Nel corso di un rosario avviene un delitto; le indagini avviate dal magistrato brancolano nel buio. Avvengono quindi altri due eventi delittuosi, che convincono il pittore, il magistrato e il commissario di polizia che è impossibile arrivare ad una soluzione del crimine, visti gli alti profili delle persone coinvolte, e gli eventi che frattanto sono emersi dalle prime, concitate indagini. Il titolo è una citazione: “Todo modo para buscar la voluntad divina”, ogni mezzo per cercare la volontà divina, dagli Esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola.
1964. ——-
[…] quegli oggetti che sfuggono alle perquisizioni più minuziose, e che semplicemente sono esposti agli occhi di tutti, passando inosservati, su un caminetto.
– da “Sodoma e Gomorra” di Marcel Proust, trad. di G.Manganelli, Einaudi.
“Le intermittenze del cuore” non è solo il titolo di una delle sezioni più commoventi, nel cuore de “La ricerca del tempo perduto” di Proust. Questo doveva essere il titolo d’insieme. Ci si dimentica spesso che Proust non parla della memoria e delle intermittenze, solo per ragioni metafisiche, ma innanzitutto come uno strappo intimo, nelle relazioni umane: “Poiché ai turbamenti della memoria sono legate le intermittenze del cuore. È senza dubbio l’esistenza del nostro corpo, simile per noi a un vaso in cui fosse racchiusa la nostra spiritualità, a farci supporre che tutti i nostri beni interiori, le nostre gioie trascorse, tutti i nostri dolori siano perennemente in nostro possesso. Forse è ugualmente inesatto credere che essi fuggano o ritornino. A ogni modo, se rimangono in noi, per la maggior parte del tempo, è in un regno sconosciuto, dove non ci sono di alcun aiuto, e dove anche i più comuni ricordi sono soffocati da altri di un ordine differente e che escludono ogni simultaneità con essi nella coscienza.”
– Matteo Noja, 2018.
1845. ——-
Non appena ebbi scorto la lettera, conclusi che era quella appunto che cercavo.
– da “La lettera rubata” di E.A.Poe, per la rivista The Chamber’s Journal.
Il narratore e il Cavalier Dupin ricevono la visita del prefetto di Parigi, Monsieur G., il quale sottopone a Dupin il caso della lettera rubata, documento compromettente sottratto dal Ministro D. dagli appartamenti reali. Nonostante le ricerche condotte presso l’abitazione del ministro, la polizia non riesce a trovare la lettera. In The Cambridge Companion To Edgar Allan Poe, Cambridge Companions to Literature (2002), Peter Thoms sottolinea come si tratti di giallo atipico: non c’e’ un omicidio, conosciamo in anticipo chi e come abbia compiuto il misfatto e quale sia il documento sottratto.
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Bosco. Asimmetria del tempo.
Reloaded art: 9 feb 2020.
Phoné.
Reloaded art: 9 feb 2020.
Questa non è una copia.
Reloaded art: 9 feb 2020.
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Letture consigliate:
V.Trione, L’opera interminabile, Einaudi.
AAVV, Arte e poststoria, Neri Pozza.
P.Pavlenskij, Nudo con filo spinato, Saggiatore.
H.Fry, Hello world, Bollati Boringhieri.
Blackburn, Specchio delle mie brame, Carbonio editore.
P.Sloterdijk, Ira e tempo, Marsilio.
E.Severino, Legge e caso, Adelphi.
AAVV, Umanesimo digitale, Franco Angeli.
A.Moresco, Il grido, Sem.
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Waho!
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Grazie, Elettasenso, andrò a dare un’occhiata al tuo blog, a presto!
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