roccioletti - clouds 5

Clouds

Clouds.
Magnifying glass, photo paper, clouds.
Performance, 2020.

 

roccioletti - clouds 1

 

roccioletti - clouds 2

 

roccioletti - clouds 3

 

roccioletti - clouds 4

 

roccioletti - clouds 5

 

roccioletti - clouds 6

 

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Numerical perturbations
Reloaded art: 10 ago 2014

 

 

Speech synthesizer
Reloaded art: 14 ago 2014

 

 

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STIAMO FACENDO FINTA
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“Se c’è qualcosa che l’hacking ci ha insegnato è che la tecnologia è un terreno di dominio e come tale va scardinato. Oggi la soluzione tecnica viene sbandierata come panacea, semplice, accessibile, ma è pura propaganda. La tecnica asservita al potere economico e politico sembra avere il diritto di parlare di tutto, proponendo soluzioni che vanno dalla sanità, alla formazione, alla gestione dei flussi di persone, ma parla sempre da una posizione disincarnata, senza l’esperienza diretta delle problematiche e delle risorse fondamentali da preservare. Questo tipo di approccio alla tecnica è per noi tossico e l’hacking continuerà a voler sollevare queste contraddizioni con i suoi strumenti. […] La didattica, nell’impossibilità di utilizzare piattaforme pubbliche, si è frastagliata in mille rivoli e strumenti, pesando sulla buona volontà, intraprendenza e connessione del corpo docente che, lasciato alla propria iniziativa individuale, si getta a spegnere l’incendio che divampa grazie al vuoto sociale. Navigando tra un google, zoom, teams, whatsapp, skype, facebook, youtube, nella consapevolezza che l’esperienza didattica non sia riducibile esclusivamente all’erogazione di contenuti. Al netto di tutti i ragionamenti vi è la (banale?) constatazione che la didattica a distanza non può essere sostitutiva e considerata equivalente della didattica in presenza, sopratutto per la fascia di età 6-18, e che il motivo per cui è stata imposta sono le carenze strutturali delle scuole che, disorganizzate e sovraffollate, non permettono la didattica in aula opportunamente distanziati. Quindi si torna di nuovo alla questione principale: i problemi materiali si spostano nel digitale, ma il digitale non può risolverli. La scuola, nel vuoto del pensiero e delle risorse strategiche, è stata di fatto consegnata in toto alle grosse piattaforme commerciali. Ancora una volta, il meccanismo è il solito: di fronte a una scuola trasformata in azienda, svilita, dove mancano i soldi anche per il sapone, che andrebbe ripensata e riorganizzata con affetto, ci si affida al presunto potere taumaturgico della tecnologia. Non si può pensare che questa scelta non avrà ripercussioni sul futuro. Né si può pensare che sia una scelta ovvia ed automatica, con buona pace di tutti i discorsi sul free software nella pubblica amministrazione, che si fanno da praticamente 20 anni. Salvo poi scoprire che la tecnologia non è così accessibile, ma è invece ulteriore fonte di diseguaglianza sociale. Perché possiamo fare finta che non sia vero che molte persone facciano teledidattica con i giga del proprio cellulare, che il territorio italiano sia fatto di paesini sperduti e nient’affatto connessi, che sfavillanti e velocissimi computer non siano affatto in ogni casa, però, per l’appunto, stiamo facendo finta.”

 

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