Roccioletti cover

Position.

Position.
Stationary 2 hours in the same place.
Courtyard of the GAM.
Performance, 2022.

Posizione.
Fermo 2 ore nello stesso luogo.
Cortile della GAM.
Performance, 2022.

 

Roccioletti

 

Posa: pausa più o meno lunga.
Non avere posa.
Non dare posa.

Stare: essere fermo immobile
non muoversi non allontanarsi
restare rimanere trattenersi
sostare stazionare

 

Roccioletti

 

Posa: atto del posare.
Posa della prima pietra.
Posa in opera.

Stare: essere trovarsi
essere collocato
essere posto
essere situato

 

Roccioletti

 

Posa: appoggio.
Posa della voce.

Stare: convivere flirtare
amoreggiare

 

Roccioletti

 

Posa: permanere, per un periodo.
Mettersi in posa.
Assumere una posa.

Stare: essere d’accordo accettare
approvare aggregarsi uniformarsi

 

Roccioletti

 

Posa: modo di atteggiarsi.
E’ tutta una posa.
E’ una posa ridicola.

Stare: consistere presentarsi
mettersi dipendere aderire

 

Roccioletti

 

Posa: esposizione fotografica.
Tempo di posa.
Teatro di posa.

Posa: precipitato da liquido.

 

——-

 

Jean Baudrillard, in
“L’Autre par lui-même”, 1987.

 

“La nostra stessa sfera privata non è più una scena in cui si recita una drammaturgia del soggetto alle prese coi suoi oggetti come con la sua immagine, noi non esistiamo più al suo interno come drammaturgo o come attore, ma come terminale di reti multiple. […] finora tutte le mutazioni dell’ambiente sono sorte da una tendenza irreversibile all’astrazione formale degli elementi e delle funzioni, alla loro omogeneizzazione in un solo processo, al passaggio delle gestualità, dei corpi, degli sforzi, dentro dei comandi elettrici o elettronici, alla miniaturizzazione, nel tempo e nello spazio, dei processi la cui scena – ma non è più una scena – diventa quella della memoria infinitesimale e dello schermo. […] Qui del resto sta il nostro problema, nella misura in cui questa encefalizzazione elettronica, questa miniaturizzazione dei circuiti e dell’energia, questa transistorizzazione dell’ambiente relegano nell’inutilità, nella desuetudine e quasi nell’oscenità, tutto quello che prima costituiva la scena della nostra vita. Si sa che la semplice presenza della televisione cambia l’habitat in una sorta di arcaico involucro, in una traccia di relazioni umane, la cui sopravvivenza lascia perplessi. Dal momento in cui questa scena non è più abitata dai suoi attori e dai loro fantasmi, dal momento in cui i comportamenti si focalizzano su certi schermi o terminali operativi, il resto finisce per apparire come un grande corpo inutile, abbandonato e condannato. Il reale stesso finisce per apparire come un grande corpo inutile.”

 

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