Mi scrive l’artista e amica Vesna Bursich
(visitate il suo blog, è interessante):
“Quindi quale è il metodo migliore per “mettersi in mostra”? Secondo le logiche dei social pare che più fai per essere visto e meno vieni visto. Sbaglio?”
Stavo per intitolare questo post “Il problema della visibilità” ma mi sono reso conto che, forse, non si tratta di un problema. E’ un fenomeno, paragonabile ai fenomeni fisici che osserviamo in natura. E, proprio come i fenomeni fisici, dall’osservazione di quello che accade cerchiamo di trarre delle regole per capire, ed eventualmente riprodurre. Esistono poi fenomeni che comprendiamo solo in parte. Quello della visibilità rientra in questa categoria. Conosciamo molto di come funzionano le indicizzazioni in rete, ma non del tutto (e chi lo sa si tiene il segreto per sé, per poterlo vendere). Conosciamo molto di come funziona la percezione umana, ma non del tutto: ed è un bene, perché se qualcuno lo sapesse potrebbe controllare le nostre opinioni e noi, come automi. Conosciamo molte delle variabili che entrano in gioco, ma non tutte: c’è sempre un elemento casuale (o più di uno) che fa sì che la nostra comunicazione arrivi al destinatario o meno. Probabilmente solo chi è abbastanza sconsiderato da continuare a tentare afferra quella esigua percentuale che tutti gli altri danno per assolutamente improbabile.