Ho appena terminato di leggere (in realtà due giorni fa, ma si usa dire così) un saggio molto interessante sul concetto di “immagine di sé”. Partendo dalla progressiva sparizione degli specchi nelle abitazioni, rimpiazzati da monitor e schermi di diverse dimensioni, l’autore analizza le differenze tra l’immagine di sé riflessa per un semplice fenomeno fisico, e quella che passa attraverso una codifica digitale, che sia quella dello schermo di un televisore oppure il selfie su un social visitato da un dispositivo mobile.
Ho mentito, non esiste nessun saggio del genere; però esistono differenze tra il guardarsi allo specchio e guardarsi su uno schermo. Se una volta si diceva “splendere di luce propria”, oggi il fatto che l’immagine sia retroilluminata cambia in qualche modo il nostro approccio con l’arte tradizionale, che tradizionalmente vive di luce riflessa. Passando per le vetrate delle cattedrali gotiche, la prima forma di divulgazione su schermo di informazioni per tutti coloro che non avevano accesso alla cultura scritta.