“I do not understand why
each time I dream
you’re standing there
right by my side.”
No place to hide – Korn, 1996.
Obskené.
First study.
Body, egg.
Performance, 2021.
Testi di J.Neri e F.Bertonin
Erottica – sguardi obliqui
di corpi dilatati.
A cura di C.Scano.
Rivista di Scienze Sociali, 2016.
“Nella connotazione assunta nel linguaggio comune, l’osceno è definito come qualcosa di ripugnante, disgustoso, offensivo per gli standard morali, che offende gravemente il senso del pudore. Osserviamo quanto il termine è caratterizzato da ambiguità e inadeguatezza: è reso evidente come nulla sia osceno di per sé. In quanto spettro del pudore, l’oscenità è definita nelle relazioni e nelle categorizzazioni culturalmente e storicamente determinate.”
“Il filone dei porn studies denaturalizza la categoria mostrandone la debolezza dell’impianto cartesiano nella divisione tra un erotico valorizzato in quanto intellettualizzato ed esteticizzato, contrapposto a un pornografico carnale e degradante. Viene proposta una alternativa, che mette in gioco una dimensione dell’oscenità come negoziata e costruita culturalmente. La distinzione tra ciò che è osceno e ciò che non lo è viene mostrata come fondata sul modo in cui vengono letti i corpi e riprodotti nelle opere di nudo: da un lato nude, il corpo reso astratto, esteticizzato e depotenziato della capacità desiderante, dall’altro naked, esposizione dei corpi vivi, di carne e sangue.
“L’osceno diventa, per chi ha la potenzialità di definirlo e di rappresentarlo nella pratica situata e contestuale, alterità incarnata, descritto nei termini di abiezione, degradazione, impurità, repulsione. Nel momento in cui il corpo è considerato e trattato come osceno, vengono ad intersecarsi campi specifici del sapere con connessioni evocative ed emotive, che permettono di evidenziare i meccanismi di marginalizzazione e di stigmatizzazione, aprendo possibilità per letture differenti e in confronto.”
“L’osceno può essere infatti interpretato come un avvelenamento, dal latino ob caenum (dal greco, come os-kénos). L’idea dell’osceno come coltre tossica, che crea una copertura degenerante, che infetta. Chi è considerato osceno diventa pericoloso, da evitare perché, con la sua presenza e prossimità, mina gli assetti della normalità e del vivere sociale, interroga le regole su cui si fonda il dato-per-garantito.”
“Un altro modo di considerare il termine è suggerito dall’idea di osceno come ob skene, fuori dalla scena. Questa etimologia, popolare ma non confermata da alcuna fonte, mantiene una forte suggestione: l’osceno è ciò che dovrebbe stare nascosto, non visibile, e che, al contrario, si impone nello spazio e nel tempo della vita quotidiana. Il corpo osceno è tale perché è troppo visibile, crea un’eccedenza di visibilità.”
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“L’osceno è il tumulto privato che ognuno ha,
e che i liberi vivono. Si chiama esistere,
e a volte diventa sentimento.”
(Marco Missiroli)
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