da “Diffido dell’immortalità”, Jorge Luis Borges
Conversazioni con Liliana Heker, Cahiers Castelvecchi.
Cosa abbiamo qui:
> call per creativi sul tema no-copyrights
> cosa sta accadendo in materia
> il manifesto NPI di Wincent Raca
Scroll and enjoy
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DiSeedEnt
Digital Seeds Enterprise
1/3 del progetto IMPROPRIO
networkers against intellectual property
SE produci arte (audio, video, immagini, testi)
E hai a cuore la questione del no-copyrights
ALLORA questa è la call giusta per te.
Stiamo preparando una mostra diffusa,
una serie di dead drops che verranno piazzati
in vari luoghi della città.
Le chiavi USB saranno mappate,
la mappa verrà resa pubblica
e chiunque potrà collegarsi
per scaricare il materiale
contenuto in ciascuna chiavetta.
Crediamo che l’arte, all’attuale stato delle cose,
sia più che mai al centro delle questioni legate
alla proprietà intellettuale, e a chi vuole vincolarla
in nome di ideali che nascondono solo
egoismo ed interessi personali.
INFO PRATICHE
Formato
Totalmente libero.
Ammesso ogni genere di file:
audio, video, .jpg, .tff, .png,
collage digitali, détournement,
ready-made di dati, riciclo,
lavoro anonimo e collettivo.
Eventuali messaggi sessisti, razzisti,
oppressivi verrano destrutturati.
Deadline
31 Maggio 2019
Esposizione a Torino,
fine giugno/inizio luglio
Catalogo digitale,
distribuzione online e offline:
privata, peer-to-peer,
pirate box, dead drops, ecc
Dove inviare
improperty@subvertising.org
SAPPILO E AGISCI
Il parlamento europeo ha recentemente approvato l’introduzione di tasse per la riproduzione di contenuti, e filtri preventivi per gli upload, osteggiando la libera e naturale condivisione dei saperi. Questa proposta, lontana anni luce da qualsiasi questione etica e morale, rappresenta esclusivamente un tentativo da parte delle vecchie lobby di rivalersi sulle nuove: un modo per permettere alle grosse testate editoriali in declino di assaggiare le briciole cadute dalle labbra di Zuckerberg & co., per intenderci.
Di questa disputa tra capitalisti rugosi e imperatori sbarbati ci frega pochissimo. Purtroppo, in ballo, c’è la libertà di condividere contenuti di qualsiasi tipo, senza che essi vengano mediati dal denaro (link tax, art.11) o dalla censura (upload filter, art.13). E mentre internet rischia di perdere l’orizzontalità che lo rendeva tanto significativo, c’è chi si è comunque mosso sempre al di fuori dei circuiti ufficiali, con pratiche di condivisione e rielaborazione libera che si esprimono attraverso canali indipendenti, reti materiali e immateriali.
Al decadentismo di chi filtra e veicola l’informazione, noi contrapponiamo questo flusso creativo inarrestabile, che non può essere tassato né oscurato da un filtro automatico. Per nostra immensa fortuna, non si può controllare tutto.
E gli altri 2/3 del progetto IMPROPRIO?
1/3 è la call dedicata alla mailart postale fisica:
puoi spedire le tue opere cartacee a IMPROPRIO,
c/o Balice, via Alpignano 12/A, 10040 Givoletto.
1/3 è un festival su questi temi:
se vuoi anche fare cose dal vivo, segna la data:
29 giugno 2019.

Volentieri ricevo e diffondo
il manifesto scritto da Wincent Raca
qualche anno fa, a proposito
della proprietà intellettuale.
Di Wincent Raca si sa poco,
resta qualche relitto digitale in Rete
e vecchie pagine o blog mai aggiornati.
Tuttavia, il suo messaggio,
seppure nella sua prosa stratificata
e nei continui rimandi interrotti,
è più che mai attuale.
“L’attività creativa non è una scatola stagna, e nel profondo lavorano in chi elabora un’idea forze che non sono del tutto consce. Chi ci ha cucinato il pranzo, chi ci ha detto una parola buona, chi ci ha lasciato un ricordo incoraggiante non è alieno al processo di creazione dell’idea stessa, che grazie a queste attività – che possono sembrarci esterne – trae sostentamento.”
Wincent Raca
MANIFESTO NPI
– NON PROPRIETA’ INTELLETTUALE –
In memoria di Aaron Swartz (1986 – 2013)
1 – ALL’ATTUALE STATO DELLE COSE
Data l’attuale crisi che, nei suoi aspetti culturali, economici, sociali e politici sta coinvolgendo la vita e i suoi aspetti creativi, formativi, espressivi e lavorativi di ciascuno di noi, è un preciso dovere elaborare, proporre e realizzare alternative efficaci che puntino ad un cambiamento di sistema*.
*Per “sistema” si intende il panorama contemporaneo di: competizione tra artisti fine a sé stessa e non virtuosa per entrambe le parti coinvolte; tirannide dei gestori degli spazi e dei canali di comunicazione, là dove precludono l’accesso ai performer pur dichiarando nei loro intenti la promozione delle arti; impostazioni formali che le istituzioni richiedono per ottenere spazi, agevolazioni, fondi; “l’abitudine” e le “procedure” parallele ritenute necessarie per avere accesso agli spazi, alle agevolazioni, ai fondi per portare al pubblico le proprie creazioni, non istituzionalizzate ma ben presenti nella pratica; dittatura in primis mentale e poi politica di enti quali, ad esempio, la SIAE, che pur professando un interesse nei confronti dei performer, ed elevandosi a sommi difensori dei perfomer stessi, nella pratica rispondono a logiche aziendali prettamente speculative.
1b – ma può dirsi periodo felice un periodo che non è in crisi, là dove la crisi porta ad una ridiscussione delle regole e dei confini delle arti, considerando che l’arte da sempre è tale quando sposta i confini e supera se stessa?
2 – PREMESSO CHE
2a – l’uomo partorisce idee.
2b – le idee si trasformano in fatti che modificano la realtà non solo per chi le ha partorite, ma per tutto il consorzio umano.
2c – non sappiamo esattamente come nascano le idee, ma sicuramente non sono il prodotto di un’attività solipsistica; piuttosto nascono dal ricombinarsi della realtà e dall’apporto di altri punti di vista.
3 – IL MANIFESTO NPI AFFERMA:
3a – La non-proprietà individuale delle idee. Le idee non appartengono solo a chi le ha partorite.
3b – Se una tale posizione estrema può sembrare irragionevole e contro natura, l’attuale sistema per cui le idee vanno a favore di pochi e non della collettività non è certo migliore.
3c – Una parte dei mali di oggi deriva dalla sfruttamento da parte di pochi di idee che potrebbero non solo giovare a molti, ma (e soprattutto) essere sviluppate e crescere e diffondersi più rapidamente ed efficacemente se condivise e lavorate da più menti, anche grazie alle nuove tecnologie di comunicazione, in primis la Rete, se usate per fini di sperimentazione di nuove aree di scambio e condivisione lontane dalle logiche commerciali e consumistiche.
3d – Riuscire a sradicare il senso di possesso di un’idea può essere indotto da ragionamenti scientifici e psicologici, oltre che solidaristici.
3e – La Rete stessa non è solo terreno di gioco ma argomento di ridiscussione delle sue regole e dei suoi meccanismi, un giocattolo da smontare per scoprirne i meccanismi e ripulirla da false aspettative e interessi più o meno nascosti delle major.
4 – ARGOMENTAZIONI PSICOLOGICHE
4a – E’ illusorio pensare che le idee siano nostre, quando in realtà provengono da stimoli, dialoghi, cose fuori di noi che non ci appartengono, ma che in noi si ricombinano. Crediamo che le idee siano i nostri mezzi, in realtà siamo noi ad essere i mezzi che le idee hanno per nascere, ricombinarsi, diffondersi. Siamo noi ad essere cavalcati dalle idee, e non viceversa. Inoltre, le idee ci sopravvivono.
4b – Questa “illusione di possesso” delle idee deriva da aspetti psicologici innati, oltre che da fattori culturali: il senso di proprietà e competizione che in parte fin da piccoli ci viene trasfuso, in parte è proprio della natura animale di cui siamo fatti.
4c – L’egoismo del voler tenere un’idea per sé e sfruttarla solo per vantaggio personale è contro il benessere collettivo. La teoria secondo la quale la competizione, la speculazione e l’egoismo personale vadano, per effetto di composizione secondario, a benessere di tutti, si è rivelata in questi ultimi anni in tutte le sue contraddizioni, e ci sta facendo pagare un prezzo molto alto in termini di qualità della vita e felicità personale. Inoltre, è nella normale natura delle idee diffondersi e rimbalzare di mente in mente, diffondersi, duplicarsi, modificarsi.
4d – Tutti noi siamo utilizzatori di idee degli altri, e ne traiamo giovamento, anzi spesso rubiamo le idee degli altri: ma di questo non ci facciamo nessuno scrupolo, anzi nemmeno ce ne accorgiamo.
4e – Le idee crescono, si sviluppano e si realizzano nel confronto con la realtà e con gli altri, che ce le restituiscono accresciute o modificate. Senza nulla voler togliere al genio* personale, se non ci fosse la realtà esterna tale genio non avrebbe modo di trarre la materia prima per ricombinare idee e nemmeno il campo dove poterle riseminare.
*la parola “genio” va ricontrattata, perché troppo legata a contingenze del periodo storico e del momento, e ad aspetti psicologici, sociali, culturali.
4f – L’attività creativa non è una scatola stagna, e nel profondo lavorano in chi elabora un’idea forze che non sono del tutto consce. Chi ci ha cucinato il pranzo, chi ci ha detto una parola buona, chi ci ha lasciato un ricordo incoraggiante non è alieno dal processo di creazione dell’idea stessa, che grazie a queste attività che possono sembrarci esterne trae sostentamento.
5 – ARGOMENTAZIONI ECONOMICHE / SOCIALI
5a – Motivazione solidaristica: il benessere del singolo non va automaticamente a vantaggio del benessere della collettività.
5b – Se le idee fossero libere di circolare e non piegate a ragioni economiche, di sfruttamento e speculazione, avrebbero maggiori possibilità di migliorarsi, svilupparsi, e di portare bene alla collettività.
5c – Le idee lasciate libere di circolare potrebbero, per selezione naturale tra di loro, portare più risultati. Al contrario, le idee contro il vantaggio collettivo semplicemente non verrebbero scelte dalla collettività.*
* C’è un’importante zona buia, legata ad alcune questioni ancora aperte: se statisticamente una maggiore circolazione delle idee potrebbe portare ad un’evoluzione migliore di esse, l’obiezione che la natura umana non è indirizzata verso il collettivo è da considerarsi attentamente, dal momento che – e la storia lo insegna – la collettività non sempre sceglie per il meglio, si lascia manipolare, trascinare, vive passivamente svolte epocali. Sarebbe necessario un salto evolutivo in direzione dell’altro, che superi le naturali predisposizioni al mero interesse personale. C’è anche chi afferma che questo salto non è possibile, perché snaturerebbe una parte dell’essenza umana, quella egoistica, che comunque è un motore propulsivo al fare, all’evoluzione. La questione resta aperta, e forse proprio per questa sua indecifrabilità, questo paradosso dell’uomo che ragiona sull’uomo, permette una continua ridefinizione del concetto di essere umano.
5d – Che vantaggio ne trarrebbe il singolo dall’aver “detto”, “partorito” un’idea? Si consideri che è egli stesso parte della collettività, né più né meno degli altri. Al contrario, la consapevolezza di aver migliorato la qualità della vita della collettività, di cui fa parte e dunque anche la propria, dovrebbe essere il nuovo metro di valutazione dell’importanza delle proprie azioni.
5e – Il genere umano potrebbe fare un salto evolutivo notevole, se svincolasse le idee dallo sfruttamento per lasciarle libere di ricombinarsi e migliorarsi e crescere.
5f – Il momento in cui le idee sono state incatenate e hanno rallentato sia la loro evoluzione che il loro potere pervadente nella società è stato quello in cui si è legato il concepire idee con il diritto a sfruttarle solo per proprio vantaggio, e non per quello della collettività. E’ stato il momento in cui si è egoisticamente smesso di condividerle, di provare rispetto per l’altro come parte della comunità, trasformandolo in possibile fonte di guadagno.*
*Molto significativo l’esempio di Facebook, che ha trasformato i suoi utenti nella sua merce, in uno scambio di prospettive mai avvenuto prima nella storia umana. Formalmente, si è creato un sistema che punta a valori per la collettività (comunicazione, scambio di informazioni, etc), ma nella pratica la collettività è la merce da vendere a pochi.
5g – Si può sradicare il senso di possesso delle idee pensando che chiunque di noi poteva nascere dalla parte sbagliata del mondo, ed essere uno sfruttato invece che uno sfruttatore. Inoltre, molto pericoloso è lo sfruttamento di cui la vittima è inconsapevole, e questo è diffuso in ogni parte del mondo, anche quello chiamato “evoluto”. Bisogna riconsiderare il vero significato della parola “evoluzione”.
5h – L’obiezione dell’ingiustizia: “Non è giusto che un altro che non si è impegnato per sviluppare un’idea ne goda come uno che invece si è impegnato a favore di essa”. A questo problema, che si può definire quello dell’ “utente inerte” si può rispondere con alcune tesi:
5h1 – La maggior parte di noi è abituata a comprare le idee degli altri: usiamo un I-pod, ma non ci siamo impegnati per creare un I-pod. Abbiamo forse impiegato diversamente il nostro tempo, in altre attività.
5h2 – Ciascuno di noi decide come impegnare il proprio tempo; ma con la consapevolezza che esso è limitato, dovremmo spingerci a portare avanti idee utili per noi e per gli altri piuttosto che a vantaggio di pochi, e distrattive rispetto a problemi della comunità, di cui facciamo peraltro parte.
5h3 – Essendo il consorzio umano variegato per bisogni e tipologie, ciascuno può contribuire con idee libere in diversi ambiti, in base alle proprie qualità e doti personali. Anzi, è proprio grazie a questa eterogeneità che molto spesso le idee riescono a trovare i punti di vista diversi necessari per potersi evolvere.
6 – DOVE SI VUOLE ARRIVARE
6a – Condivisione è la parola chiave, in grado di far crollare il sistema che si basa su sfruttamento, conoscenza unilaterale delle informazioni, speculazione a vantaggio di pochi.
6b – Serve coraggio per abdicare alla proprietà intellettuale delle proprie idee, ma una visione ampia, eterogenea e completa della realtà circostante non può che indurre a pensare che questo sia il momento chiave per dare una svolta all’approccio dello sfruttamento individuale delle idee a favore della condivisione delle idee per tutto il consorzio umano.
6c – Obiezione del “gioco sporco”: se pochi iniziano a condividere idee liberamente, alcuni potrebbero continuare a giocare con il vecchio sistema e sfruttare questo a loro vantaggio.
Ma
6c1 – In un mondo in cui un’idea è gratis e da condividere e discutere, e uno in cui un’idea è a pagamento, quale dei due scegliereste?
6c2 – Le idee liberamente condivise camminano più velocemente e si evolvono più velocemente delle idee tenute per sé. Questo può far sì che il credo della non-proprietà intellettuale si diffonda più velocemente.
6d – Il fatto che un’idea possa essere copiata, e riprodotta in poco tempo, induce il “partoriente” a lavorare sempre a nuove idee e a collaborare, invece che dormire su un’idea e a “capitalizzarla”
6e – Non si può obbligare qualcuno a condividere le idee: ma è fondamentale dare informazioni su quali conseguenze benefiche potrebbe avere il farlo.
6f – Non si può e non si deve impedire che il “partoriente” di un’idea metta il suo nome nell’idea stessa. Anzi, il mettere la firma in fondo è solo una pratica aggiuntiva rispetto a quanto accade veramente: il “partoriente” di un’idea è già nell’idea stessa, avendola elaborata, digerita, modificata, partorita… l’idea porta in sé parte del corredo genetico del suo “partoriente”.
6g – Il Manifesto per la Non Proprietà Intellettuale ha, inoltre, l’importantissima conseguenza di smontare la barriera tra performer e pubblico, indicando come il pubblico (così come il lettore, oppure l’osservatore di un’opera d’arte) siano parte attiva fondamentale nel processo generativo e diffusivo dell’opera d’arte.