Performare nelle ore del sonno altrove degli amanti abbracciati.
Avere sempre presente: l’uso del mezzo fotografico per rendere pubbliche – rendere al pubblico – le performance è una sfida un azzardo un gesto sconsiderato un atto di fede, un bit di informazione gettato nel vociare del mercato all’ora di punta.
Performare nelle ore del sonno altrove del bambino che non sa ancora della vita.
Avere sempre presente: il mezzo fotografico in questo contesto storico è lo stesso usato dagli ordigni termonucleari pubblicitari virali, e dalla costruzione narcisodigitale del sé (a sé e per gli altri) in una ragnatela infinita del dire a nuora perché suocera intenda, giocando di sponda.
Performare sconsideratamente nelle ore che sarebbero di sonno per riposarsi dal lavoro in vista di altro lavoro.
La contropartita di questa sfida di questo azzardo di questo gesto sconsiderato di questo atto di fede: l’opportunità – il raro stato di grazia – per me stesso come mio primo spettatore di vedermi, senza perversione o indulgenza, in trappola.
L’uso del mezzo fotografico come trappola: per fermare gli istanti lucidi concreti e crudeli, in cui vedo chiaramente me come corpo. Dove vorrebbe essere ma non è, come vorrebbe essere ma non è, con chi vorrebbe essere ma non è, mentre lo tengo fermo in un luogo fotografico. Avere la forza di mantenere lo sguardo mentre urla scalcia vuole andare verso, e nella sua tensione si rivela per quello che è. Senza possibilità di menzogna.
“Per giungere a ciò che non sei devi passare per dove ora non sei.” (Juan de Yepes Alvarez.)
Notturno.
Selezione di immagini da video.
Performance, 2021.
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hai ragione, non sempre si è, l’essere è una conquista spesso…..
e, scherzando, certo che tu ne fai della ginnastica!!! buona domenica
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Grazie, Sibilla Nadia. L’essere è una conquista… alle volte una resa. A presto!
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hai ragione!!! grazie a te!
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