“E sono questi gli antipatici antipodi
a metà tra il confine e la vacanza,
dove non basta sommare chilometri
per definire la lontananza,
verso questa terra di nessuno,
dove la solitudine forse
darà ancora dei frutti,
perché è impossibile mettere radici qui,
come è impossibile tornare tutti.”
– Claudio Lolli.
Add up kilometers.
Selection of images from video.
Performance, 2021.
Testi da
“Reenactment”
una forma di lettura dell’archivio dell’esperienza.
di Elisa Anzellotti.
“La tesi di base di restaurazione del comportamento è questa: il comportamento restaurato è il comportamento vivente trattato come un regista tratta una striscia di film. Queste strisce possono essere riorganizzate, ricostruite; sono indipendenti dai sistemi causali (sociale, psicologico, tecnologico) che hanno portato alla loro esistenza: hanno una propria vita. L’originale verità o motivazione del comportamento può essere persa, ignorata o contraddetta. Ripristinare il comportamento è il motore che guida tutti i tipi di performances.”
“Di conseguenza le strategie di reenactment, che hanno come punto focale il corpo danzante, non solo si basano sulla conoscenza corporea, ma dipendono allo stesso tempo dalle risorse esterne (ossia tutti quei nuovi elementi che possono influenzare la danza), e da quelle interiorizzate (il portato di esperienze del danzatore). Con quest’ultime si intendono anche tutte le emozioni che muovono il danzatore e quello che riesce a trasmettere. Emozioni che, ricordiamo, hanno un forte ruolo nella memoria, poiché la penetrano e si fissano in modo molto più forte di qualsiasi altra esperienza.”
“Tutto ciò è frutto dei nostri tempi dove il negare la conservazione e allo stesso tempo il diffondersi di queste pratiche performative non sono altro che dei modi per sottolineare l’effimerità e la transitorietà, caratteristiche tipiche dell’attualità, accentuate in modo crescente dagli effetti della società globalizzata. In questa epoca infatti tutto va così veloce da sconvolgere la stessa concezione del tempo lineare che si è abituati ad avere, per cui il presente viene travolto da questa corsa al futuro, e il passato che nel frattempo si accumula, viene a sua volta sommerso da una moltitudine di eventi che portano all’insabbiamento della memoria. Il reenactment ci comunica proprio il cambiamento della memoria storica. Il passato si rinnova nel presente. Forse andiamo così veloci che non ci diamo neanche il tempo di capire cosa ci circonda.”
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Ingredienti
Da “presenza assente: il corpo tra metamorfosi e memoria. Una conversazione con Eleonora Manca.”
di Elena Marcheschi, 2016.
La Biomeccanica di Mejerchol’d: il punto in cui il corpo agisce in un flusso quasi incosciente. L’inorganico di Carmelo Bene, la reiterazione quasi ossessiva di un gesto, la sua frammentazione, il ridurlo quasi a elemento esterno al corpo. Gli autoritratti di Schiele: la drammatica tensione di un muscolo, la sofferenza di un tendine allungato quasi fino all’inverosimile. Bacon: la potenza di un volto sfocato, appena accennato, fissato in ogni possibile grido. Imogen Cunningham: l’interesse verso movimenti, espressioni del volto talmente giornalieri da risultare – per contrappunto – iconici, come facenti parte di un altro essere. Claude Cahun: la severità del gioco. Mapplethorpe: l’implacabilità del dettaglio. Annette Messager: considerare la fotografia non un’immagine meramente appesa, ma fonte di continue sperimentazioni installative. Maria Lai: la pazienza di tessere un racconto in grado di avere una lingua universale. Gina Pane: l’importanza di partire da una me al singolare per divenire subito plurale. Ketty La Rocca: la libertà di sondare ogni possibilità comunicativa dei media per attraccare al grado zero del linguaggio del corpo.”
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