Threshold – first part.
Body, envelopes.
Selection of images from video.
Performance, 2022.
Soglie – prima parte.
Corpo, buste.
Selezione di immagini da video.
Performance, 2022.
Testi di Elio Franzini
“Aura, simbolo e metafisica dei corpi”
“Valèry sostiene che esistono, infatti, almeno tre corpi. Il primo corpo è quello istantaneo e immediato – è il mio corpo; il secondo è quello esterno che si autorappresenta e che rappresenta, un corpo narcisistico (è il corpo, diremmo oggi, della moda, della pubblicità – il corpo che si riconosce); il terzo corpo, infine, evidentemente modellato su letture cartesiane, è un corpo che ha esistenza solo nel pensiero, un corpo che è unità meccanica di parti, anche di parti che non vediamo, ma che evidentemente funzionano se il corpo ha una forma e se, soprattutto, è in grado di mantenerla senza dare segni, se non temporalmente dilatati, di decomposizione.”
“Queste forme, che pur tra loro convivono (riesco a sorridere e a riconoscermi – secondo corpo – anche se ho mal di denti – primo corpo – e se – terzo corpo – ciò comporta un aumento della mia velocità di sedimentazione), certo non esauriscono l’esteticità formale del corpo stesso: a essi si deve aggiungere quel che Valéry chiama quarto corpo, definito tramite un’espressione ossimorica, cioè come corpo reale e corpo immaginario. Corpo dotato di aura, punto in cui si incontrano realtà e immaginazione, un non so che, un qualche cosa che pure deve esistere, sulla cui forma si può dire soltanto che è (come afferma Valéry) un oggetto inconoscibile.”
“Se il quarto corpo potrebbe essere chiamato il corpo auratico è dunque in quanto manifesta una possibilità dell’estetico, un suo fondo ontologico, come avrebbe detto Merleau-Ponty, o, per usare invece un’espressione di Deleuze una potenza più profonda e quasi inaccessibile, in cui l’unità del ritmo corporeo solo va cercata perché è là che il ritmo stesso affonda nel caos, nella notte, e dove le differenze di livello sono perpetuamente mischiate con violenza.”
“Comunque si voglia definirle, o che si intenda dare loro o meno una consistenza ontologica, queste forze corporee oscure da cui deriva l’aura dell’arte, ma non solo dell’arte, e di conseguenza di tutti gli orizzonti di senso che generano un’interrogazione simbolica, sono in primo luogo tratti manuali: questi segni manuali, quasi ciechi, stanno dunque a testimoniare l’intrusione di un altro mondo nel mondo visivo della figurazione. In sintesi, l’arte non offre il corpo di una forma, bensì, con parole simili a quelle di Valéry, un’aura come diagramma operativo, una forza che non rappresenta nient’altro che il proprio movimento, e fa coagulare elementi apparentemente arbitrari in un unico getto continuo». Siamo di fronte a un’Icona che è pura sensazione, a una presenza, a un fatto, che non è storia o rappresentazione, che si svolge di fronte a un occhio che è nell’insieme disorganico dei sensi e non il simbolo dell’unità organica del corpo.”
——-
Threshold – second part.
Body, door.
Selection of images from video.
Performance, 2022.
Soglie – seconda parte.
Corpo, porta.
Selezione di immagini da video.
Performance, 2022.
Testi di Francesco Monico,
“La soglia tra arte ed essere”.
“La liminalità è la fase in cui si cristalizza la nuova identità con il suo significato, la liminalità è una soglia e si estende ai rituali e le performance culturali umane che operano creativamente su tutti i livelli della società. Marshall McLuhan sosteneva che nell’epoca della velocità elettrica tutti devono essere artisti, sostenendo con questo che l’arte è l’unica forma di rituale culturale che riesce a stare dietro alla velocità dei limen del contemporaneo, in quanto non opera all’interno di categorie estetiche predefinite, ovvero create dalla codifica linguistica (sempre rivolta al passato per codificazione estetica), bensi manipola l’esistente con la perfomance del presente ovvero con un non-ancora esistente.”
“Oggi più che mai l’uomo è consapevole di quanto esso sia legato alla tecnologie, come la parola. Secondo una tendenza dell’antropologia filosofica l’uomo è un essere doppio, a cavallo tra il wet-umido della biologia, e il dry-secco della tecnologia. A metà tra il wet biologico e il dry della tecnologia, tra il wet del cervello e il secco dell’alfabeto, sta la mente, l’organo virtuale, l’indefinibile punto di contatto tra il reale delle fibre nervose e delle scariche elettriche e il virtuale delle immagini e dei pensieri. E’ questa la soglia del moist, di quel limen di confine, dove reale e irreale assumono lo stesso peso e si confondono nella realtà. La mente stessa è quindi un moist medium, che ci permette di condividere le nostre esperienze e di spostarle nel tempo e nello spazio.”
“Oggi viviamo un’epoca in cui la soglia è accelerata dall’impatto dell’informatica sul pensiero. La conoscenza tramite rivelazione (religione), quella tramite dimostrazione (filosofia), quella tramite sperimentazione (scienza) sono di fronte all’accelerazione binaria del codice informatico, del matrimonio della logica aristotelica con la luce, è un momento in cui l’omeostasi non è possibile e viviamo in un limen che ci obbliga a essere artisti e a creare e performare opere d’arte come nuovi concetti: semivita, cibernazione, simbionte, roboetica, diritti umani ai grandi primati, antispecismo, antigenere, antropocene e fine dell’antropocentrismo, fine del futuro e singolarità.”
“Oggi la soglia è tra umano e non umano, tra natura e tecnologia, la soglia è tra vita e non vita, è tra arte e non arte, tra pensiero e non pensiero, tra realtà e non realtà, tra rivelazione, dimostrazione, sperimentazione. Anche illuminazione, ma intesa come lumen-processo, intesa come momento liminale in un momento culturale in cui non siamo più ciò che eravamo senza essere ciò che saremo.”
——-
“I bias cognitivi sono delle distorsioni che le persone attuano nelle valutazioni di fatti e avvenimenti. Tali distorsioni ci spingono a ricreare una propria visione soggettiva che non corrisponde fedelmente alla realtà. In sintesi, i bias cognitivi rappresentano il modo con cui il nostro cervello distorce di fatto la realtà. Il significato di bias in italiano è pregiudizio. L’etimologia del termine bias è incerta, ma studi accreditati collocano l’origine in Francia e nella lingua provenzale con la parola biais ovvero obliquo, inclinato. I bias cognitivi derivano da esperienze e concetti preesistenti non necessariamente connessi tra loro da legami logici e validi. Ogni giorno, più volte nella giornata, molte delle nostre decisioni sono governate da un bias, sono influenzate dagli stereotipi. A volte queste strategie innate ci portano fuori strada, altre volte invece la scorciatoia scelta si rivela buona.”
Una guida ai 200 principali bias cognitivi.
——-