“Sono riuscito nell’impresa
più difficile per un attore:
apparire senza esserci.”
Lon Chaney, 1883 – 1930.
Technical test of transmission.
Bodies, space. 2022.
Essais techniques de transmission.
Corps, espace. 2022.
“Nella fotografia – almeno al livello del messaggio letterale – il rapporto tra significati non è di trasformazione, ma di registrazione, e l’assenza del codice rafforza evidentemente il mito del naturale fotografico: la scena c’è, captata meccanicamente, ma non umanamente (il meccanico è qui pegno di oggettività).”
“Gli interventi dell’uomo sulla fotografia (inquadratura, distanza, luce, flou, filato, etc.) appartengono effettivamente tutti al piano della connotazione; tutto avviene come se ci fosse all’inizio (anche in senso utopico) una fotografia bruta (frontale e netta), sulla quale l’uomo disporrebbe, grazie a certe tecniche, i segni appartenenti al codice culturale.”
“Soltanto l’opposizione tra il codice culturale e il non-codice naturale può, a quanto sembra, rendere conto del carattere specifico della fotografia e permettere di misurare la rivoluzione antropologica che essa rappresenta nella storia dell’uomo, poiché il tipo di coscienza che essa implica è in verità senza precedenti.”
“La fotografia installa non una coscienza dell’esserci della cosa (che ogni copia potrebbe suscitare), ma una coscienza dell’esserci-stato. Si tratta dunque di una nuova categoria dello spazio-tempo: locale immediato e temporale anteriore; nella fotografia si produce una congiunzione illogica tra qui e un tempo. E’ dunque a livello di questo messaggio senza codice che si può comprendere pienamente l’irrealtà reale della fotografia.”
“L’irrealtà della fotografia è quella del qui, perché non è mai vissuta come un’illusione, non è assolutamente una presenza, e occorre ribadire il carattere magico dell’immagine fotografica: e la sua realtà, quella dell’esserci-stato; perché in ogni fotografia vi è l’evidenza sempre sorprendente del: è accaduto così. Noi possediamo allora un prezioso miracolo, una realtà di cui siamo sicuri.”
“Retorica dell’immagine” in “L’ovvio e l’ottuso, saggi critici III”, Roland Barthes, 1985.
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Installazione veramente effimera.
Riso, gravità, 2022.
Installation really ephemeral, 2022.
Rice, gravity, 2022.
Installation vraiment éphémère, 2022.
Riz, gravité, 2022.
“Oltre all’elemento cognitivo e culturale, a differenza della maggior parte dei critici, credo ci siano anche l’elemento del sentimento e quello etico di fronte all’opera d’arte. E’ legato a un proprio carattere di essere commovente, commovibile. Si basa sulla sensazione patetica.”
“Il pathos deve entrare nel giudizio artistico. Oltre al lato razionale ci deve essere sempre un minimo elemento patetico. […] Se mi si chiede se un’opera sia buona o cattiva non è importante, anzi non esiste questa distinzione. Non esiste l’immoralità nell’opera. L’arte non sottosta a queste categorie. Ma esiste l’eticità dello spettatore.”
“Bisogna apprezzare l’opera d’arte non solo con gli occhi ma anche con il sentimento. Con sentimento, e non con sentimentalismo. […] Quando la realizzazione di un’opera è un fatto consapevole già in partenza, non può più essere un atteggiamento disinteressato. Quanto ti accordi di dipingere potenzialmente artistico, entra in campo il lato socializzante di questo lavoro. E subito dopo subentra l’aspetto commerciale.”
“In una società come la nostra si seguono le leggi del mercato, anche perché il mercato è onnipresente. Come si sono commercializzate la filastrocche, si è commercializzata l’opera d’arte.”
Da “Arte con sentimento”, Gillo Dorfles, 2014.
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“La scienza interpreta lo sguardo in tre modi (combinabili): in termini di informazione (lo sguardo insegna), in termini di relazione (gli sguardi si scambiano), in termini di possesso (con lo sguardo tocco, raggiungo, colgo, sono colto). Tre funzioni: ottica, linguistica, aptica. Sempre, lo sguardo cerca: qualcosa, qualcuno. E’ un segno inquieto: dinamica singolare per un segno. La sua forza deborda.”
“Dritto negli occhi”, in “L’ovvio e l’ottuso, saggi critici III”, Roland Barthes, 1985.
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“La televisione sintonizzata su un canale morto è il miglior esempio possibile; per chi vuole imporre le proprie regole, i propri codici, i canali morti sono inutili, ma un bravo mago può, dopo aver alterato il proprio stato di coscienza, fissare la neve del video per divinare il futuro, o per procurarsi visioni lisergiche e sciamaniche. In un esercizio di consapevole paranoia autoindotta, l’occultista leggerà negli infiniti e casuali pattern composti dai punti bianchi e neri, che si avvicinano e allontanano come legioni di insetti, un messaggio superiore. Laddove un codice non c’è, ne inventerà uno, compiendo una classica azione magica. Anche se gli occultisti più tradizionali storcono il naso, è lo stesso processo che permette di leggere i tarocchi, le rune e altri strumenti classici.”
F.Dimitri, “Neopaganesimo – Tecnopagani”, Castelvecchi.
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Suggerimenti di lettura:
R.Balli, Anche tu astronauta, Castelvecchi
M.Baba, Guerrilla Kit, Isbn
AAVV, Scrittrici mistiche italiane, Marietti
P.Sorlin, I figli di Nadar, Einaudi
G.Manfredi, Ultimi vampiri, Feltrinelli
G.Dorfles, Estetica dovunque, Bompiani
J.Campbell, Le distese interiori, Tea
L.C.Birnbaum, La madre o-scura, Med
Castelli/LaCecla, Scambiarsi le arti, Bompiani
P.Del Soldà, La vita fuori di sé, Marsilio
Ercolino/Fusillo, Empatia negativa, Bompiani
P.Boitani, Vedere le cose, Mondadori
D.Di Cesare, Utopia del comprendere, Bollati
M.Crespi, L’equazione della coscienza, LaLepre
G.Lipovetsky, La fiera dell’autenticità, Marsilio
M.Perniona, L’estetica contemporanea, Mulino
K.Schonberger, La rapina in banca, DeriveApprodi
I.Dionigi, Quando la vita ti viene a trovare, Laterza
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