Roccioletti cover

E’ permesso?

E’ permesso? Una gentile provocazione su proprietà intellettuale, conservazione dell’opera d’arte, partecipazione. Gnomo in resina. Installazione, 2022.

May I? A kind provocation about intellectual property, preservation of the artwork, participation. Gnome in resin. Installation, 2022.

Vous permettez? Une aimable provocation sur la propriété intellectuelle, la conservation de l’œuvre d’art, la participation. Gnome en résine. Installation, 2022.

 

Roccioletti
L’installazione “Bedtime stories I was never told” alla mostra “hmmm” di Barbara Uccelli, a cura di Daniela Magnetti, presso Palazzo Bricherasio, a Torino.

 

“Sebbene abbia sempre avuto un ruolo attivo nella decodificazione dell’oggetto estetico, oggi lo spettatore sembra occupare una posizione prioritaria. Infatti, avvertiva Eco, il fruitore interviene a colmare i vuoti semantici, a ridurre la molteplicità dei sensi, a scegliere i propri percorsi di lettura, a considerarne molti a un tempo – anche se mutuamente incompatibili – e a rileggere lo stesso testo più volte, ogni volta controllando presupposizioni contraddittorie. […] Nonostante gli sforzi degli artisti e dei mediatori – dal curatore al critico, dall’operatore didattico alla guida – il cortocircuito è innegabile. L’artista ha cominciato a impiegare le sue forze per incontrare il pubblico, non riuscendo a trovare un lessico condiviso. L’opera, infatti, risulta respingente poiché in essa è attiva una dialettica di accettazione e ripudio dei codici dell’emittente e di proposta e controllo dei codici del destinatario.”

 

Roccioletti
Lo gnomo “intruso”, aggiunto all’installazione.

 

“Una negoziazione non semplice, suscettibile di adattamenti continui e riformulazioni complicate anche dalla grande quantità di opere prodotte per le quali – similmente a quanto accadeva, in passato, alle copie di bottega qualitativamente inferiori, di cui sono rimaste scarse tracce – la selezione è operata dalla fortuna e dalla storia; in entrambi i casi, il ruolo del critico, del divulgatore, del mercato e delle istituzioni si rivela determinante. A contrastare l’indifferenza del pubblico troviamo in prima linea non tanto i critici, quanto gli artisti, che tentano di guidare lo spettatore nella lettura dell’opera, con più o meno discrezione, sollecitando riflessioni e interrogativi. Dopo una fase di aperto contrasto con l’intero sistema dell’arte, gli stessi autori hanno compreso – che sia per opportunismo, per il peso dell’opinione pubblica e dei mass-media, oppure per il bisogno sincero di aprire un dialogo – l’urgenza di chiarire alcuni tratti della propria poetica.”

 

 

“Tale vocazione è palese non solo in quelle opere denominate relazionali, che per vocazione e statuto sono ideate e prodotte con il dichiarato intento di interagire con lo spettatore, ma anche in quelle rispondenti a canoni tradizionali e non dichiaratamente aperte. In esse il referente è più che mai la realtà, intesa non come oggetto main quanto parte attiva nella concretizzazione dell’oggetto d’arte. […] In questa sempre presente e dilatata contemporaneità, una nuova ricerca estetica si muove, affrancandosi da antiche questioni che riguardano l’idea del genere e della forma e sostituendo ad esse modalità alternative di costruzione di un diverso logos, che prevedono la mescolanza e l’ibridazione, il mash-up e il remix anche nell’arte.”

 

 

“Il primo a cadere (o a escludersi spontaneamente) è il concetto autoriale e con esso tutto il sistema fideistico che lo sostiene. Si assottiglia, fino a scomparire, la distinzione tra autore e fruitore perché ciascuno contribuisce ad alimentare il processo, mettendo tra parentesi l’idea della firma, con l’ambizione di costruire, infine, un immenso piano semiotico deterritorializzato, per dirla alla Lévy, in cui predominano dispositivi e processi.”

 

Bibliografia e opere citate:

AAVV, La critica discorde, in Op.Cit, 1965
Balzano / Rosa, L’arte fuori di sé, Feltrinelli
A.Vettese, L’arte contemporanea, 2012
R.DeFusco, 3 domande, 2014
U.Eco, Trattato di semiotica generale, 1975
U.Eco, Opera aperta, 1962
M.Vitta, Il rifiuto degli dei, 2012

A proposito di Barbara Uccelli.
Qui l’articolo su TorinoToday
Qui e qui altre informazioni sull’artista.

Infine, come non citare il
Fronte di Liberazione dei Nani da Giardino.

 

Roccioletti

 

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Da che mondo è mondo.
Fotogrammi estrapolati da
“Complimenti per la trasmissione”, 1988.

 

“Già ora stiamo teletrasportando la nostra vita, percorrendo il nastro di Mobius nitido della deriva tecnologica. Il movimento verso la forma realvirtuale di pigrizia estatica estetica infinita è lo stesso che porta a moltiplicare forme di esperienza che sembrano opposte, già molto sperimentate.”

 

 

“L’intensificazione di quella sorta di pornografia dell’esperienza che sono i viaggi estremi, i raid pericolosi, i sopralluoghi snuff in zone di guerra o di allarme intenso. Si toccheranno mobiusianamente, le due tendenze, nelle esperienze delegate (da una maggioranza o minoranza) a esploratori gladiatori santi amatori criminali eccetera, in contatto telepatico per garantire iniezioni di intensità a una vita sempre più lunga pesante incorporea.”

 

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Tech can open or close possibilities.
Da “The world’s most dangerous idea”
Transhumanism. Philosophy Tube, 2022.

 

“Il tessuto che chiamiamo vita è già fatto e strafatto di comandi verbali e mentali, di contatti alla velocità della luce oculare. E la rete iperdiffusa e fornitrice di tutte le funzioni di servizio e di lavoro e ludiche più che evocarci un futuro sembra evocata da un lontanissimo passato, da una forma che ci pervade e che siamo, da una rete telepatica depositata in noi o formata da noi, avvertibile solo nei punti di crisi, nelle passioni estreme (amore/odio), nel dolore e nei mancamenti vuoti estasi, quando questa comunicazione in atto (se è un linguaggio, un linguaggio che non ci appartiene) non può fare a meno di manifestarsi.”

 

 

“Per avvertire (con terrore o con amore) la musica e il cinema che noi stessi siamo, si corre (mentalmente! anche mentre si contempla il proprio mal di denti) il rischio di perderci. Perdere le distinzioni di forma tra cui viviamo. La sparizione della forma, e magari dentro una bellezza che non supponiamo, pare essere il destino.”

 

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I am more than real.
Performance digitale su BeReal, 2022.

La performance è iniziata qui.
Questo è l’account di John Doe.

 

BeReal è una piattaforma social che vorrebbe fare della verità il suo punto di distinzione da tutte le altre, tramite l’artificio tecnico della richiesta di postare “a comando”, su notifica casuale, uno scatto di quello che si sta facendo nella propria quotidianità.

Prosegue l’auto-narrazione (fiction ma creduta vera dagli altri utenti) di John Doe: prigioniero in una località a lui sconosciuta, sta cercando un modo per fuggire. Nell’ultimo post vengono date ai followers delle coordinate: John Doe chiede di aiutarlo a geolocalizzarsi, e gli utenti gli rivelano che si trova sull’isola di Hashima. I dettagli rivelati fino ad ora:

E’ prigioniero. Non ricorda il suo reato. Viene spesso spostato da un carcere all’altro. Ha accettato di sottoporsi ad un programma sperimentale in cambio di uno sconto di pena.

 

Roccioletti

 

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Roccioletti

 

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“Si sa, infatti, nonostante i pieni delle serate e delle domeniche televisive, che le cose (e le persone) nascono e/o (a scanso di equivoci) si trasmettono davvero solo nel vuoto.”

 

Tutte le citazioni precedenti sono di E.Ghezzi, da

”Il manifesto”, 1982
”Online magazine”, 1996
”Nova / Sole24ore”, 2007

 

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