“Ogni città
riceve la sua forma
dal deserto
a cui si oppone.”
Italo Calvino,
da “Le città invisibili”.
Le città invisibili.
Corpo, proiezioni.
Selezione di immagini da video.
Performance, 2022.
The invisible cities.
Body, screenings.
Selection of images from video.
Performance, 2022.
Testi F.Guattari F.Fourquet M.Foucault
in “Spazi altri – i luoghi
delle eterotopie”, 2001.
“Se la città è un momento di densità degli apparati (équipements), possiamo dire che essa è il corpo senz’organi degli apparati. Gli apparati si aggrappano sulla pseudototalizzazione, inafferrabile, di questo corpo senz’organi che non è quello del desiderio se non nei sogni, sogni di città del cinema espressionista tedesco o della Gerusalemme celeste. Il corpo senz’organi-città è, in senso più generale, come il capitale, la città militare, città del capitale commerciale, ecc. Ma malgrado il fatto che sia, al limite, corpo senz’organi del desiderio, resta il fatto che tutte le riterritorializzazioni del potere politico si fanno sulla città. La città è la struttura totalizzante degli apparati, essi stessi macchine del socius. La città è la soglia di densità delle macchine del socius.”
“Il primo apparato collettivo è la lingua, che permette una codificazione (encodage) di elementi disgiunti. Può esistere una città senza scrittura? Il flusso di scrittura permette la liberazione di una superficie di iscrizione, di un corpo senz’organi, di un oggetto staccato da un flusso più deterritorializzato di altri, che può connetterli tutti, flussi di pietre, di corvées, ecc…, un ridistributore che non funzionerà come macchina automatizzata del signore (maître) se non assicurando la codificazione dei flussi deterritorializzati. La città è il corpo senz’organi della macchina di scrittura.”
“Non vi è dunque un lavoro specifico di produzione della città, ma una politica specifica della città, che subito esplode in segmenti produttivi che sono gli apparati collettivi; essa funziona come un corpo senz’organi, stasi ingenerata di totalizzazione di tutti i flussi decodificati, essa esplode in mille pezzi che sono entità produttive, apparati collettivi, che si distinguono dagli altri modi di produzione in quanto dipendono dalla codificazione dispotica.”
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“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”
Italo Calvino,
da “Le città invisibili”.
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“È delle città come dei sogni:
tutto l’immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio oppure il suo rovescio, una paura.
Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure.”
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