3 mesi senza fare nulla.
Sequenza fotografica.
Calco di pistola in cemento.
Performance, 2021.
3 months doing anything.
Photographic sequence.
Concrete cast of gun.
Performance, 2021.
Didascalie di Vilém Flusser
“Per una filosofia della fotografia”













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Il corpo digitale.
Geolocalizzazione hackerata all’interno dei musei.
Da lì, invio alle persone nei paraggi di messaggi Telegram.
Performance digitale, 2021.
The digital body.
Hacked geolocation inside museums.
From there, sending Telegram messages to nearby people.
Digital performance, 2021.
@Fondazione Sandretto / Torino
@Castello di Rivoli / Rivoli
@Guggenheim / Bilbao
@MAXXI / Roma
@MOMA / New York
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Performance mai avvenute.
Una ballerina di tango, ferma,
nello spazio espositivo, per molte ore.
Un’opera pubblica con il calco in gesso degli indici
di tutti gli abitanti di un paese.
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Paul Valéry in “Impressioni mediterranee”:
“Ad ogni istante l’occhio può far riferimento alla presenza di una natura eternamente primitiva, intatta, inalterabile dall’uomo, costantemente e visibilmente sottoposta alle forze universali. Questo sguardo vi scopre in primo luogo l’opera irregolare del tempo. Poi, reciproca, l’opera degli uomini, le cui costruzioni accumulate, le forme geometriche che impiegano, la linea dritta, le superfici o gli archi si oppongono al disordine e alle forme accidentate della natura. Alle figure di caduta e di crollo geologico gli uomini oppongono la volontà contraria di edificazione, il lavoro ribelle della nostra razza. Così l’occhio abbraccia insieme l’umano e l’inumano. Piace all’occhio ciò che disgusta l’anima. Combattuto tra la ripugnanza e l’interesse, tra la fuga e l’analisi, il pensiero si volge a ciò che c’è di brutale e di sanguinoso nella poesia degli antichi.”
“Ai greci non ripugnava evocare le scene più atroci. Gli eroi operavano come macellai. La mitologia, la poesia epica, la tragedia sono piene di sangue. L’arte è paragonabile a quello spessore limpido e cristallino attraverso cui si vedono le cose atroci: ci rende capaci di sguardi che tutti possono considerare. Che significa misurare? Opporre alla diversità dei nostri istanti, alla mobilità delle nostre impressioni e persino alla nostra specificità d’individui un io che riassume, domina, contiene. Noi sentiamo questo io universale – che non è la nostra persona contingente, determinata da una quantità infinita di condizioni e di casualità – quando meritiamo di sentirlo. Questo io universale che non ha nome, né storia, e per il quale la nostra vita osservabile, la vita da noi ricevuta e condotta o subita non è che una delle innumerevoli vite che questo identico io avrebbe potuto abbracciare.”
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Clicca qui per scaricare la versione HTML interattiva
(incompleta) de “La mostra delle atrocità” di J.G.Ballard.
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Letture consigliate
L.Vergine, L’arte non è faccenda di persone perbene, Rizzoli.
J.P.Vernant, Mito, Treccani.
P.Pecere, Il dio che danza, Nottetempo.
C.Koch, Sentirsi vivi, Cortina.
S.Kripke, Riferimento ed esistenza, Bollati.
R.Masland, Lo sappiamo quando lo vediamo, Einaudi.
L.Feldman, 7 lezioni e mezza sul cervello, Saggiatore.
B.C.Han, La società senza dolore, Einaudi.
J.Guerra, Il capitale amoroso, Bompiani.
U.Curi, La morte del tempo, Mulino.
P.Bloom, Il gran teatro del mondo, Marsilio.
F.Vercellone, L’archetipo cieco, Rosenberg&Sellier.
AAVV, The missing planet, Nero edition.
B.Bryson, The body, Penguin.
M.O’Connell, Essere una macchina, Adelphi.
A.Musi, Storia della solitudine, Neri Pozza.
G.DiGiacomo, La bellezza abbandonata, Mulino.
A.Romano, Musica e psiche, Cortina.
N.Mandarano, Musei e media digitali, Carocci.
S.Federici, il punto zero della rivoluzione, OmbreCorte.
W.McKenzie, Il capitale è morto e il peggio deve ancora venire, Nero.
A.D’Elia, Vederscorrere, Meltemi.
R.Braidotti, Il postumano, DeriveApprodi.
AAVV, Per soli uomini, Codice.
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Numeri da non chiamare.
Sobbing 0019784350163
All’s well that ends well 0014086342806
SCP Foundation 0019515722602
Binary 0018287560109
Clown Wrinkles 0014077340254
Sentences 0018586515050
Boothworld Industries I 0016302967536
Boothworld Industries II 0018018200263
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“Non si pensa né si legge un libro né si scrive allo stesso modo se siamo seduti in un ufficio, in una biblioteca, in un bar o in un parco. Non pensiamo allo stesso modo con qualcun altro presente nella stanza. Si direbbe che, collegati da antenne, i nostri pensieri sono turbati dal rumore statico di quelli che sono insieme a noi. L’esperienza che ne consegue non è collettiva, ma non è pensabile senza gli altri con i quali si ha qualcosa in comune, in questo caso lo spazio.”
da “Le parole migliori”, D.Gamper, Treccani.
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Ho trovato molto interessante il ricomporsi dell’oggetto dell’immagine. La nostra vista concentrata nella totalità e nell’insieme degli oggetti non ci permette di soffermarci sullo scomposto, risorsa a parer mio indispensabile per ampliare il nostro campo visivo. Grazie sempre per i tuoi preziosi inviti a riflettere. Francesca
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Il grado di entropia diminuisce ad ogni scatto, finché scende sotto la soglia entro la quale riconosciamo l’oggetto. Possiamo esercitarci per riconoscere l’oggetto anche a gradi maggiori di entropia, ma esiste una media antropologica e neurologica per tutti. Questo è naturale, utile alla sopravvivenza: è la quantità di informazione necessaria all’esistenza, e di più (o di meno) non ci serve (con una piega etimologica: “non è al nostro servizio”). Per questo l’entropia è una misura umana (Protagora was right anche se non intendeva questo con il suo: “L’essere umano è misura di tutte le cose”), perché fisicamente, nella realtà, la materia disordinata è ancora tutta lì, ma semplicemente non ci serve e non la riconosciamo come utile.
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Ci dovrebbe essere più tempo a disposizione o al contrario, di meno, solitamente le scadenze ci danno modo di mettere in ordine le cose in base alla priorità prima che diventino da buttare. Il Ricostruire, un cellulare, un libro, un muro, se stessi è un’ottima cosa, speranza, sicurezza, ricordarsi di un sentimento e ricercarlo/ricostruirlo tende a dover far fronte all’uso di qualche toppa, colla, o uno di quei bastoncini che si usano per le piante che stanno crescendo ma che all’inizio non ce la fanno da sole. Demolire non è sempre un male.
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