“Each lover is alone
with his love.
Here I am alone with you.”
Rabia’a al-Basri.
Amore muto.
Corpo, cornice.
Selezione di immagini da video.
Performance, 2021.
Silent love.
Body, frame.
Selection of images from video.
Performance, 2021.
Testi da “La cornice e il problema dei margini della rappresentazione”, di Antonio Somaini.
“Ragionare sulla cornice, nel senso più ampio di bordure, e sui dispositivi di delimitazione e decontestualizzazione in atto nella cultura visiva contemporanea, può infine essere un modo di ragionare sui destini dell’immagine in una cultura sempre più caratterizzata da immagini proliferanti, svincolate dall’appartenenza a un luogo o a un supporto determinati: immagini che possiedono una diversa efficacia simbolica e che instaurano un diverso rapporto con la grammatica e la pragmatica della nostra visione; immagini che, per lo più, hanno perso quella che era una duplice caratteristica dell’immagine-rappresentazione, ossia quella di opporsi da un lato al soggetto rappresentante e osservante, e dall’altro a tutto ciò che rappresentazione non è, ossia lo spazio circostante, il fuori-scena, il fuori-quadro, il fuori-cornice.“
“Per Baudrillard, l’avvento dell’era della simulazione è segnato dal libero proliferare di simulacri sganciati dai loro referenti e dalla fine dell’immagine come rappresentazione opposta alla realtà. Fine dell’immagine come rappresentazione significa, per Baudrillard, fine del reale e avvento di un iperreale in cui tutto viene tradotto in immagine, tutto è esposto e duplicato: è l’avvento di una dimensione di oscenità in cui si perde completamente il ruolo delimitante delle cornici, una situazione in cui tutto il reale, indefinitamente inquadrato, ingrandito, reiterato e stereotipato, diventa osceno. Per Serge Daney con l’avvento del visivo si ha la fine dell’immagine come rappresentazione, un’immagine fondata su un rapporto di alterità rispetto alla realtà e posta in posizione frontale rispetto a uno spettatore che si trova ora, invece, in una situazione di immersione, più simile, come sostiene Débray, all’ascolto che alla contemplazione: il passaggio dall’epoca dell’immagine come rappresentazione – ossia dell’immagine come simulacro, copia, imitazione, ombra e proiezione – al proliferare indeterminato del visivo farebbe sì, secondo Débray, che la grammatica e la pragmatica della nostra visione si modifichino fino a trasformare lo sguardo in una modalità dell’ascolto.”
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“La cornice ha qualcosa della finestra, così come la finestra ha molto della cornice. Le tele dipinte sono buchi di idealità praticati nella muta realtà delle pareti: brecce di inverosimiglianza a cui ci affacciamo attraverso la finestra benefica della cornice […] il quadro è un’apertura di irrealtà che avviene magicamente nel nostro ambito reale. Quando guardo questa grigia parete domestica, la mia attitudine è, per forza, di un utilitarismo vitale. Quando guardo il quadro, entro in un recinto immaginario e adotto un’attitudine di pura contemplazione. Sono, dunque, parete e quadro, due mondi antagonistici e senza comunicazione. Dal reale all’irreale, lo spirito fa un salto, come dalla veglia al sonno. L’opera d’arte è un’isola immaginaria che fluttua, circondata dalla realtà da ogni parte.”
Ortega y Gasset, 1997.
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Suggerimenti di lettura
R.Bespaloff, L’istante e la libertà, Einaudi.
A.Colamedici, L’alba dei nuovi dei, Mondadori.
I.Illich, Celebrare la consapevolezza, Neri Pozza.
E.Davis, Arte, perché?, Add editore.
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