In un libro fotografico in francese sul Parco dei Mostri di Bomarzo, datato 1950, trovo questo scatto: il fotografo ha fatto sdraiare una donna tra le fauci della bestia. Se la donna, ai tempi della fotografia, aveva – supponiamo – trent’anni, ogni ne ha novantasei. Mi auguro che sia ancora in vita, sono invece sicuro che il mostro sia ancora là. La vita basata sul carbonio è facile preda delle fauci del tempo. L’informazione contenuta nella materia inanimata è più duratura, al contrario quella conservata nel carbonio tende a disperdersi più facilmente; tuttavia trova negli esseri viventi il luogo ideale dove potersi trasformare. La fotografia sul libro mi offre un pacchetto di informazioni precise ed immutabili (al netto del lento decadimento della carta sulla quale è stampata); altra cosa sarebbe poter incontrare quella donna e chiederle, ad esempio, chi era il fotografo, che cosa ha fatto il giorno dello scatto in questione, perché si trovava lì… che cosa ricorda, quali erano le sue speranze allora, quali sono le sue speranze oggi.