Chiudere il cerchio.

Chiudere il cerchio.
Corpo, vaso, pianta, supporto in legno.
Selezione di immagini da video.
Performance, 2021.

Come full circle.
Body, vase, plant, wooden support.
Selection of images from video.
Performance, 2021.

 

Testi da “Un meno che tocco”
Filosofia del tocco di Jean-Luc Nancy.
Mirt Komel, Department of Cultural Studies,
University of Ljubljana (Slovenia)

 

Roccioletti

 

“[…] destituire l’immediatezza del corpo, mostrare come il corpo pesa sì, ma come cosa che pensa – per evocare un gioco di parole che Nancy ama e che funziona anche in italiano tra il peser e il penser francese – e non semplicemente come qualcosa di biologico o fisico e dunque di opposto allo spirito o al pensiero.”

 

Roccioletti

 

“Il corpo è la certezza sconvolta, messa in frantumi. Niente di più proprio, niente di più estraneo al nostro vecchio mondo. Un corpo proprio, un corpo straniero, étrange corps étrangers o strani corpi stranieri, nel pensiero di Nancy significa che il corpo non è qualcosa di dato, di chiaro, di familiare, ma piuttosto qualcosa di strano e di estraneo, il corpo è la nostra angoscia messa a nudo.”

 

Roccioletti

 

“Dunque, se non possiamo arrivare al corpo mediante semplici opposizioni che coinvolgono l’anima o lo spirito o il pensiero, allora come possiamo arrivare a toccare quel che è corporeo nel corpo stesso? Ed ecco la proposta di Nancy: il corpo non è mai stato identico a se stesso, perché è sempre stato fuori di sé, e l’anima o lo spirito o il pensiero sono solo modi nei quali il corpo sta o va fuori di sé stesso; lo spirito, dunque, è questo fuori-di-sé del corpo stesso, ma non semplicemente come qualcosa di esterno, strano o estraneo, bensì come un qualcosa di inerente al corpo stesso.”

 

Roccioletti

 

“Il tocco, che si divide da se stesso, è un tocco che delimita il soggetto dall’oggetto ma, ancor di più, è la stessa linea che separa, per così dire, il toccabile dall’intoccabile. Ed è proprio perciò che il tocco, quale punto sensibile della sensibilità stessa, fa senso e rende il senso – di per sé intoccabile, cosi come tra l’altro la verità – palpabile, tangibile.”

 

Roccioletti

 

“Insistere sull’esperienza del tocco – come esperienza dell’intoccabile – può, adesso più che mai, mostrarci una via d’uscita dalla progressiva digitalizzazione e virtualizzazione, che si rivelano essere altrettante mortificazioni del senso del tatto. Può, insomma, continuare a fare senso in un mondo che sembra destinato all’insensato e all’insensibile. Ed è proprio questa la ragione ultima del senso del tatto in ambedue i significati della parola senso.”

 

Roccioletti

 

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“Il modo di interpretare il funzionamento del corpo stesso dipende dalle dimensioni sociali che in esso si riflettono, e che quindi vanno indagate per comprendere tale la funzione simbolica del corpo stesso. Infatti il corpo sociale determina il modo in cui viene percepito il corpo fisico. L’esperienza fisica del corpo, che è sempre condizionata dalle categorie sociali attraverso cui si realizza, sostiene una visione particolare della società: esiste un continuo scambio di significati fra i due tipi di esperienza corporale, ed ognuna rinforza le categorie dell’altra. […] Il corpo pertanto incarna l’insieme delle disposizioni di un soggetto generate dall’incorporazione della propria posizione e traiettoria nello spazio sociale: esso si traduce concretamente in atteggiamenti, posture e forme che il corpo sembra assumere per natura ma che in realtà sono il prodotto della storia sociale del soggetto. Il modo in cui il soggetto vive il proprio corpo è quindi il prodotto della incorporazione delle strutture sociali sotto forma di strutture disposizionali, delle opportunità oggettive sotto forma di speranze e anticipazioni. Nella sua azione il soggetto si trova così sempre al crocevia tra due tipi di storia: quella dello spazio sociale (la storia fattasi cose) e quella dell’habitus (la storia fattasi corpo). Il corpo è quindi al tempo stesso un principio di individuazione, in quanto localizza l’individuo nel tempo e nello spazio, e un principio di collettivizzazione, in quanto habitus che inserisce il soggetto nella storia.”

Da “La dimensione socioculturale del corpo”
R. Ferrero Camoletto, 2015.

 

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