“Ascolta il mio silenzio con la tua bocca.”
– Manuel Altolaguirre.
Simulacri.
Corpo, specchi.
Selezione di immagini da video.
Performance, 2021.
Simulacra.
Body, mirrors.
Selection of images from video.
Performance, 2021.
Prendere appuntamento con i propri simulacri.
Make an appointment with our simulacra.
Insediarsi, assediarsi, insidiarsi.
Settle down, besiege, threaten.
Fare perimetro e poi travalicare.
Perimeter and then cross.
Rincorrersi, superarsi, doppiarsi.
Chasing, overcoming, doubling.
Percepire la sottile differenza labiale
tra supportare e sopportare.
Perceiving the subtle labial difference
between supporting and sopporting.
Degustare l’inefficacia.
Taste the inefficacy.
Scegliere con cura la propria catastrofe.
Choose your own catastrophe carefully.
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Suggerimenti critici:
1) Copia della realtà. Fotografia o registrazione video.
2) Distorsione della realtà.
3) Fingere la realtà nascondendone l’assenza.
4) Cessazione di tutti i legami con la realtà.
– Jean Baudrillard
“Le quattro fasi dello sviluppo dell’immagine.”
“Con quanta facilità la parola corpo, il suo pericolo, dà l’illusione di essere già al di fuori del senso, senza alcuna contaminazione con la coscienza e l’incoscienza. Ritorno insidioso del naturale, della Natura. Il corpo è senza appartenenza, mortale immortale, irreale, immaginario, frammentario. La pazienza del corpo è già e ancora pensiero. […] Il silenzio è forse una parola, una parola paradossale, il mutismo della parola (conformemente al gioco dell’etimologia), ma noi sentiamo anche che attraversa il grido, il grido privo di voce, che rompe con ogni parola, che non si rivolge a nessuno e che nessuno raccoglie, il grido che cade in discredito. Il grido, come la scrittura (così come il vivo eccederebbe già sempre la vita), tende a eccedere ogni linguaggio, anche se si lascia riprendere come effetto di linguaggio, subitaneo (subito) e paziente, la pazienza del grido, ciò che, pur rimanendo al di fuori del senso, non si arresta in non senso, un senso infinitamente sospeso, denigrato, decifrabile-indecifrabile.”
– Maurice Blanchot
in “La scrittura del disastro”.
“Ecco che cosa significa presentarsi, venire al mondo, esporsi, essere e fare segno di un’esistenza; ecco che cosa significa dare nascita alle immagini: lasciarle venire dal più lontano, dal più isolato al fondo dello sguardo che cerca se stesso, sapendosi guardato da un mondo intero provvisto di milioni di apparecchi da vista, visioni, video che scavano tutti in questa profondità.”
– Laura Caracciolo
in “La dimensione estetica in Jean-Luc Nancy”
“Se il modello cui s’ispirava il potere ideologico era il teatro, con la sua pretesa di partecipazione emotiva e l’inevitabile mascheramento istrionico, il modello del nuovo potere è l’olografia, cioè la resa tridimensionale dell’immagine di un oggetto. La seduzione dell’ologramma sta proprio nel fatto di essere vuoto, di non giustificare nessuna illusione e nessuna speranza, e ciononostante nell’essere esperibile e apprezzabile per quello che mostra.”
– Marco Perniola
in “La società dei simulacri”
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Il più terribile e affascinante oleogramma è quello che balza verso noi dallo specchio. Noi gridiamo e lo specchio ripete le immagini delle nostre labbra, senza che alcun suono ne esca. Qual è la realtà il grido muto o quello nostro che nessuno raccoglie?
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Ciao Marcello, grazie per il tuo commento. E’ da quando l’ho letto, qualche ora fa, che penso ad una buona risposta, ma niente: direi che hai già, con un’immagine, molto potente, toccato corde profonde. Non ho molto da aggiungere, quindi. Questo doppio silenzio che hai descritto, dell’urlo che si proponga tra le molecole d’aria e di quello rappresentato ma silenzioso dello specchio, credo parli ad una parte presente in ciascuno di noi. Resta il che cosa farne.
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Buon giorno, Andrea. Grazie infinite per la profonda e intensa tua risposta. Il cosa farne, che molto correttamente hai posto alla fine come tacita domanda, è il mistero del vivere. E non è per questo che ci guardiamo allo specchio, sapendo che la sola risposta che ci potrà giungere sarà solo il silenzio? E parlare al mondo non è come parlare a uno specchio, che riflette la nostra immagine ma deformata e qualche volta diabolicamente cattiva?
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